tratta da
“Digiuno via di salute” di Allan
Cott edizioni
red. /studio redazionale,Como-p.15 e seguenti.
“…Che cosa
sai fare, dunque??”
“Io
so pensare. So aspettare. So digiunare.”
Herman
Hesse Siddharta
Sin
dagli albori della religione, il digiuno ha rivestito l’aspetto del rito.
Vi
sono almeno settantaquattro riferimenti a questa pratica nel Vecchio e nel Nuovo
Testamento.
Mosè
digiunò per quaranta giorni e quaranta notti prima di ricevere le tavole della
Legge sul Monte Sinai. Lo stesso fece Elia prima di raggiungere la Montagna.
Daniele digiunò prima di ricevere la rivelazione divina.
Il
libro Le Cronache dichiara che si
ottenne maggior vicinanza a Dio in tutta la Giudea a seguito della proclamazione
di un digiuno nazionale.
Anche
Gesù digiunò quaranta giorni e quaranta notti nel deserto.
Il
Vangelo di Matteo dice: ”Quando digiunate non prendete un’aria triste, come
fanno gli ipocriti”. E ancora :” Siate onesti e sinceri. Digiunate per scopi
onesti e veritieri.”
I
seguaci delle religioni orientali aderiscono con fervore alla pratica del
digiuno. Gli yogi digiunano spesso perché ciò facilita loro il raggiungimento
dell’estasi mistica. In Giappone i discepoli di Buddha si servono del digiuno
come di una pratica di ascetismo.
Il
dottor Imamura Motoo, che ha sorvegliato molti digiuni, ha scritto:
“
Gli asceti religiosi, che conducevano una vita di astinenza dal cibo, sono
arrivati alla conclusione che questa pratica migliorava non solo la loro
condizione spirituale, ma anche il loro fisico, e attraverso il digiuno si
potevano curare molte malattie”.
I
pittori di icone russi digiunavano almeno un giorno prima di dipingere: per
prepararsi, per entrare in una nuova dimensione.
Fin
dai tempi antichi il buddismo ha incluso nelle sue pratiche correnti il digiuno.
Doveva accadere più di una volta che i monaci itineranti, che contavano
sull’aiuto dei fedeli per il proprio sostentamento, si trovassero durante il
loro peregrinare a corto di cibo. Saper digiunare li metteva in posizione di
vantaggio, poiché non sentendosi quotidianamente costretti a mangiare, potevano
sviluppare una grande resistenza alle privazioni.
I
primi Egiziani credevano che per conservare buona salute e vitalità giovanile
si dovesse soprattutto digiunare tre giorni al mese. Pare che questa abitudine
avesse benefici effetti, tanto è vero che lo storico Erodoto descrisse gli
Egiziani come un popolo estremamente sano.
Gli
uomini più famosi dell’ antica Grecia digiunavano anch’essi. Il matematico
Pitagora era convinto che il digiuno aiutasse i processi mentali. Egli usava
digiunare quaranta giorni di seguito e incitava i suoi discepoli a fare
altrettanto.
Di
Socrate e Platone si sa che facevano
volentieri digiuni di dieci giorni. Anch’essi sostenevano che digiunare li
aiutava a raggiungere il massimo della funzionalità cerebrale.
Plutarco
diceva:” E’ meglio digiunare che usare medicine”.
Gli
Spartani divennero famosi per la sobrietà delle loro abitudini alimentari.
Aurelio
Celso digiunava per curarsi dall’itterizia e dall’epilessia.
Il
medico arabo Avicenna prescriveva il digiuno per tutte le malattie.
Nell’
antico Giappone un uomo poteva umiliare un nemico accampandosi davanti alla sua
casa e rifiutando di nutrirsi. Secoli fa in India i prigionieri facevano uso del
digiuno per ottenere un trattamento più umano dai loro carcerieri. In entrambi
i paesi il digiuno è ancora una cosa comune, anche se sono cambiate le
motivazioni.
Gli
antichi Ebrei digiunavano in segno di lutto e in momenti di pericolo, come pure
per esprimere la loro gratitudine a Dio per la sua compassione nel risparmiarli
da castighi, pericoli e calamità.
In
Iran ci si asteneva dal cibo ogni cinque giorni, in Siria ogni sette, in
Mongolia ogni dieci. I sacerdoti Druidi si
sottoponevano a digiuni prolungati prima di essere iniziati
ai misteri del culto.
Seguendo
l’esempio del Cristo e degli Apostoli, i primi cristiani digiunavano il
mercoledì e il venerdì, e in seguito il sabato. I cristiani si davano al
digiuno anche per espiazione.
In
tempi di calamità generali, spesso un vescovo proclamava un giorno di digiuno.(... come sarebbe presa oggi una simile decisione?!)
Il
rapporto fra elemosine e digiuno iniziò con il costume di dare ai poveri le
provviste risparmiate nei giorni di
digiuno.(... un ottimo metodo che gli abitanti dei paesi sviluppati
potrebbero adottare in favore dei paesi derelitti!)
Un
tempo si credeva che i demoni si incarnassero in un uomo quando questi mangiava.
Per comunicare con Dio l’uomo doveva prima esorcizzare i demoni e purificarsi,
e faceva questo astenendosi dal cibo.
Secondo
il Vangelo di Matteo: “Non se ne vanno se non con preghiere e digiuni”.
Nel
110 a.C. Policarpo incitava a digiunare come mezzo per tenere lontane le
tentazioni e la lussuria.
Per
i cristiani il digiuno simboleggiava le sofferenze di Cristo. Verso l’inizio
del quarto secolo, epoca di grandi persecuzioni, fu introdotto il digiuno
quaresimale. Con i quaranta giorni di astensione si volevano emulare gli esempi
precedenti di Mosè, Gesù ed Elia.
I
medici arabi del decimo e undicesimo secolo prescrivevano tre settimane di
digiuno come cura per la sifilide e il vaiolo. Durante l’occupazione
dell’Egitto da parte di Napoleone
gli ospedali adottarono il digiuno come cura per le malattie veneree.
Ludovico
Carnaro, veneziano del Rinascimento, suggerì il digiuno come palliativo per gli
eccessi dei piaceri della tavola. Egli stesso, dopo anni di dissolutezza,
riacquistò la salute rovinata da tali eccessi con un anno di dieta stretta e
ripetuti digiuni. Alla venerabile età di ottantatré anni Carnaro scrisse un
trattato in celebrazione del digiuno:
“Povera
Italia sfortunata! Non vedi che la gola porta alla morte i tuoi cittadini più
della peste e della guerra. Questi
vergognosi banchetti che sono tanto in voga
hanno risultati uguali a quelli delle battaglie più violente.
(... quanto è attuale questa
esortazione)